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Moggi scrive a John Elkann: “Ti sei comportato come l’Innominato”

In seguito alla lettera inviata da John Elkann al Corriere della Sera in replica ad un articolo dell’editorialista del Corriere Mario Sconcerti in cui parlava di Juventus “parte attiva” nei processi di calciopoli

La Juve è stata cioè parte molto attiva nel formulare e accettare la propria condanna.

Luciano Moggi ha scritto una lettera aperta indirizzata a John Elkann e pubblicata sul quotidiano Libero.

Ecco il testo della lettera.

Carissimo Elkann, trovo francamente sorprendente leggere dalle colonne del Corriere della Sera del suo risentimento nei confronti di chi ha tacciato la Juventus, da lei condotta a senso unico durante Calciopoli, di essere stata parte attiva nel formulare ed accettare la propria condanna.
Vede Elkann, quando si è dalla parte della verità e quando si ha la responsabilità di una onesta storia centenaria e della dignità di quindici milioni di tifosi che nella Juventus si sono immedesimati e delle sue vittorie hanno gioito insieme alle proprie famiglie, allora si ha l’obbligo morale di affrontare le ingiustizie e le falsità, con coraggio e sacrificio, come la storia personale e professionale di chi Le scrive testimonia. Le ricordo che prima ancora dell’inizio del processo sportivo, Lei, probabilmente non troppo sorpreso per quanto stava accadendo e già proiettato verso il glorioso futuro sportivo che attualmente rallegra i tifosi bianconeri, considerando i recenti successi nazionali ed internazionali che la nuova dirigenza ha saputo collezionare, aveva già deciso di abbandonare me e Giraudo al nostro destino, rinunciando a difendersi ed anzi, cosa ancor più grave, dando mandato al suo difensore di accettare supinamente qualsiasi decisione.
Tuttavia i suoi istinti suicidi non si erano ancora placati se è vero, com’è vero, che all’indomani della presentazione del ricorso al Tar, nel settembre del 2006, per l’annullamento delle sentenze sportive e per la sospensione dell’inizio del campionato in attesa di un processo più giusto ed equo, Lei decideva che quel ricorso andasse ritirato e che le decisioni della Federazione non andassero contestate ma servilmente accettate, con pubblici ringraziamenti di Blatter a Montezemolo!
Durante il secondo filone di indagine, quello cioè delle presunte Sim estere denominato Calciopoli 2, la Juventus, in quell’occasione assistita da Franzo Grande Stevens, piuttosto che difendersi, come ho efficacemente fatto io, ha preferito patteggiare e pagare 300 mila euro! Nemmeno una mente fervida ed imprevedibile come quella di Alfred Hitchcock avrebbe mai immaginato che la vittima di una macchinazione potesse diventare con un colpo di teatro a sua volta colpevole… E invece lei c’è riuscito, al processo di Torino.
In quella comica (se non fosse tragica…) vicenda, la Juventus da Lei condotta, non si è solo limitata a non difendere sé stessa ed i dirigenti che l’hanno onestamente servita per 13 anni di successi e vittorie “a costo zero” – come direbbero i suoi esperti di marketing nella fase di lancio di una nuova vettura – ma addirittura ha accusato me e Giraudo e Bettega (perché no?) di comportamenti illeciti in ambito economico-gestionale, poi puntualmente smentita da un attento esame da parte del giudice. Si ricordi che quell’assoluzione vale per Lei come una condanna.
Leggo che in un comunicato ufficiale la Società Juventus «confida che le istituzioni e gli organi di giustizia sapranno assicurare parità di trattamento per tutti, come d’altronde la società e i suoi difensori richiesero nel corso del processo sportivo del 2006» (!!!). Lei Elkann, con questo suo inaspettato e tardivo ravvedimento, mi ricorda l’Innominato dei Promessi Sposi, che dopo una notte di travaglio morale ed esistenziale decide di convertirsi e di dare una svolta positiva alla sua vita. Certo verrebbe da chiedersi dove sia stato e cosa abbia fatto e letto in questi lunghi quattro anni, per accorgersi solo adesso che la Juventus, quella sana e vincente della triade, è stata vilipesa e mortificata ingiustamente, oltreché accusata da prove parziali e contraddittorie.
Mi domando, inoltre, che cosa voglia intendere quando parla di «parità di trattamento che la difesa della Società avrebbe chiesto durante il processo sportivo». Non certamente l’aver proposto ed ottenuto la retrocessione, la revoca di scudetti vinti onestamente sul campo, la svendita di una rosa di giocatori di livello mondiale ed il rafforzamento dell’Inter a costi promozionali!
A pensar male si fa peccato, ma spesso si individua la verità e chissà se dietro questo suo ravvedimento non ci sia il tentativo di sviare l’attenzione dai disastri sportivi che la Sua illuminata gestione ha saputo regalare ai tifosi. Vuoi vedere che quel diavolo di Moggi sta tornando di nuovo utile a Lei e alla Juve dopo anni di battaglie giudiziarie e sofferenze solitarie?

“E’ stata una condanna etica”

Intervistato da Tuttosport subito dopo la sentenza al processo GEA che aassolveva Moggi dall’accusa di associazione a delinquere Piero Sandulli, il presidente della Corte Federale che si occupò dei processi sportivi del 2006 spiega il perché furono comminate quelle sanzioni (Juve retrocessa e privata di due scudetti, altre società sanzionate e dirigenti squalificati):

Punim­mo la violazione di norme interne, nel 2006. In fondo anche noi, nella nostra sentenza evidenziammo soprattutto cattive abitudi­ni, mica illeciti classici. Si doveva far capire che quello che c’era nelle intercettazioni non si fa. E’ stata una condanna etica.

Sandulli dice alcune cose importanti. Innanzitutto conferma che nei processi sportivi del 2006 non sono stati trovati illeciti sportivi classici. Ma sono state evidenziate “cattive abitudini”. Si è trattato quindi, usando le stesse parole di Sandulli di una “condanna etica”.
Nonostante la mancanza di illeciti, e quindi la regolarità del campionato (confermata sempre da Sandulli in una precedente intervista), furono comminate condanne durissime nei confronti di società e tesserati.
La Juventus fu retrocessa, le furono tolti due scudetti (uno dei quali consegnato all’inter, che pure era arrivata terza a più di 10 punti di distacco dalla prima nel campionato definito regolare da Sandulli), altre società come Milan, Fiorentina, Lazio, Reggina e Arezzo furono sanzionate con punti di penalità e molti tesserati furono sanzionati con squalifiche molto lunghe.
Tutto questo, ripetiamolo, in totale assenza di illeciti sportivi. Ma solo per sanzionare delle “cattive abitudini”.

Veniamo quindi ai giorni nostri.
Dopo che il pubblico ministero Giuseppe Narducci ne aveva smentito l’esistenza davanti al GUP sono state “scovate” decine di intercettazioni telefoniche (e altre ancora pare ne saranno trovate) che vedono coinvolti diversi dirigenti di diverse società.
Queste erano le intercettazioni disposte dalla stessa procura di Napoli negli anni dal 2004 al 2005 che però, per motivi ad oggi inspiegabili, non furono mai rese pubbliche.
Nelle “nuove” intercettazioni finora rese pubbliche sono coinvolti, tra gli altri, i dirigenti dell’Inter Facchetti e Moratti.

Ora, seguendo il principio adottato nei processi sportivi del 2006 e rivelato dal presidente della Corte Federale Sandulli: sanzionare le “cattive abitudini”, comminare una “condanna etica”, “far capire che quello che c’era nelle intercettazioni non si fa” si dovrebbero sanzionare quei dirigenti e quelle società che sono protagonisti delle “nuove” intercettazioni rese pubbliche in questi giorni.
Analogamente sul fronte della giustizia ordinaria se il pm ritiene, ad esempio, che discutere con il designatore arbitrale della griglia arbitrale da parte di un dirigente di una società è reato dovrebbe quantomeno indagare anche gli altri dirigenti che lo hanno fatto.

Quindi, ammesso e non concesso che nelle “nuove” telefonate finore rese pubbliche non vi siano illeciti sportivi classici (e per qualcuna di queste telefonate il dubbio che si tratti di illecito sportivo è molto forte) i protagonisti di queste telefonate dovrebbero egualmente essere processati e condannati dalla giustizia sportiva come fu fatto nei processi sportivi del 2006.
Quando non furono sanzionati illeciti sportivi classici, ma “cattive abitudini”.
Come quella per un dirigente di societò di parlare con un designatore arbitrale o discutere (quando non suggerire) con un designatore della griglia arbitrale, o di telefonare ad un arbitro in attività.

Questo dovrebbe succedere.
Succederà?
Con grande probabilità non succederà nulla a livello di giustizia sportiva e nulla a livello di giustizia ordinaria. Ma non perché non ve ne è il motivo.
Questo però non toglie che queste intercettazioni ci sono. O meglio, ci sono adesso, prima non c’erano. E ancora non si è capito perché.
E nelle “nuove” intercettazioni vi sono quelle “cattive abitudini” (e forse, in alcune telefonate, anche molto di più che “cattive abitudini”) che hanno portato a pesanti condanne nei processi sportivi del 2006.
Le intercettazioni ci sono. Sono mancate, per motivi che non conosciamo, le indagini su queste intercettazioni. Sia da parte della giustizia sportiva che da parte della giustizia ordinaria.
E sono mancati i processi. E le condanne. E c’è chi ha vinto dei titoli grazie ai processi subìti da altri e ai processi che non ci sono stati a proprio carico. Titoli che senza processi magari non avrebbe vinto.
Ma qualche leggenda di onestà è già caduta, qualche “santo” ha perso la sua aureola e si è svelato per quello che era realmente.

Il reintegro di Paparesta

12 settembre 2009 Lascia un commento

In una nota l’AIA (Associazione Italiana Arbitri) rende noto di aver deliberato che Gianluca Paparesta venga sottoposto a visita medica e a test attitudinali e atletici

Il Comitato Nazionale dell’Associazione Italiana Arbitri, in ottemperanza all’ordinanza cautelare del T.A.R. del Lazio, emessa nella procedura promossa dall’associato Gianluca Paparesta, ribadita, da un lato, la piena adesione ai principi dell’autonomia della giustizia sportiva e, dall’altro, il totale rispetto di tutte le pronunce giudiziali, ha deliberato l’impugnazione dell’ordinanza stessa avanti il Consiglio di Stato, quanto alla presente fase cautelare, e a proseguire il giudizio quanto al merito.
Impregiudicato l’esito del proponendo appello cautelare al Consiglio di Stato, il Comitato Nazionale ha deliberato, altresì, che l’associato Paparesta venga sottoposto a visita medica, quindi ai test attitudinali e atletici, demandando alla Commissione Arbitri Nazionale A-B affinché inviti l’interessato ad effettuare quanto richiesto.

Questo in ottemperanza della sentenza del TAR del Lazio emessa ad agosto aveva ordinato l’immediato reintegro di Paparesta nei ranghi arbitrali. L’AIA ha annunciato ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del TAR.

Gianluca Paparesta era stato inizialmente indagato dalla procura di Napoli in relazione alla cosiddetta “Calciopoli”. La procura riteneva che Gianluca Paparesta avesse in uso una scheda SIM con cui comunicava con l’ex DG della Juventus Luciano Moggi.
Davanti al GIP però la procura ha poi richiesto l’archiviazione per Paparesta in quanto era stato chiarito che Gianluca Paparesta non aveva in uso alcuna scheda SIM, e quindi la stessa procura riconosciuto l’errore aveva chiesto l’archiviazione.

Con Paparesta sono molti gli esponenti del mondo del calcio coinvolti a vario titolo nella cosiddetta Calciopoli che sono ritornati nel mondo del Calcio.

Le Amnesie di Sandulli, la Condanna Etica e la Juve Simpatica

Continuano senza sosta le reazioni alla sentenza sul processo GEA.
È la volta di Piero Sandulli, presidente della Corte Federale della FIGC all’epoca delle sentenze sportive dell’estate 2006.
Intervistato da La Stampa sugli effetti che potrebbe avere una assoluzione di Moggi al processo di Napoli sulle sentenze sportive dell’estate 2006 Sandulli risponde

La Juventus fini in B a -17, la Fiorentina in A a -19, la Lazio in A a -11, il Milan in A a -8 e su molti presidenti e dirigenti di club si abbatterono pesanti pene. Se, da Napoli, il quadro dovesse uscire molto più ridimensionato, che conclusioni dovremmo tirare sullo scandalo mai visto nel nostro pallone?
«Nessuno se non quello di accettare con la massima serenità quelle che saranno le sentenze penali su tutta la vicenda. Ripeto: la giustizia sportiva ha tempi e norme di comportamento che in aule di tribunale non sportive possono anche non rappresentare un reato penale, ma ciò non toglie niente alle nostre sanzioni».

La Calciopoli così come è uscita dai gradi di giustizia sportiva non si tocca, dunque?
«Mi sembra ovvio. Le faccio un esempio concreto. Quando scoppiarono i casi scommesse degli anni Ottanta ci furono squadre, penso al Milan, che finirono in serie B. La giustizia ordinaria successivamente prese una strada diversa perché non emerse niente, ma i rossoneri furono retrocessi e in B andarono perché per chi vive nel mondo del calcio avevano fatto cose che non si possono fare».

Sandulli dice che esistono comportamenti che possono essere punibili per la giustizia sportiva e possono non essere punibili per la giustizia ordinaria.
Questo non è sempre vero.
Ad esempio all’illecito sportivo corrisponde il reato di frode sportiva in ambito penale.
È chiaro che se un tribunale ordinario riconosce che non c’è mai stata frode sportiva questo non può che significare che non c’è mai stato alcun illecito sportivo.

Sandulli, a conferma della sua tesi, dice che anche nel calcioscommesse degli anni 80 ci furono sentenze diverse tra giustizia sportiva e giustizia ordinaria. Allora la giustizia sportiva condannò calciatori, dirigenti e società mentre la giustizia ordinaria assolse tutti.
Sandulli dimentica però di dire perché la giustizia ordinaria assolse tutti.
La giustizia ordinaria assolse tutti i condannati dalla giustizia sportiva perché non c’era una legge dello Stato che vietava quei comportamenti. Ecco il motivo della differenza di valutazione di allora tra la giustizia sportiva e la giustizia ordinaria.
Non c’era una legge, ma adesso quella legge c’è. Per la precisione c’è dal 1989.
Ed è la legge che ha introdotto la “frode sportiva”, la legge n° 401 del 1989.
Quindi adesso quei comportamenti di allora, qualora un tribunale ordinario ne ravvisasse la sussistenza, verrebbero puniti anche dalla giustizia ordinaria.
Quindi non è completamente esatto dire che la giustizia sportiva è diversa da quella ordinaria e che un comportamento sanzionato dalla giustizia sportiva non è sanzionato dalla giustizia ordinaria.

Se dal processo che si terrà a Napoli dovesse emergere che non ci fu mai frode sportiva, quella sentenza non potrebbe non avere effetti sulle sentenze sportive dell’estate 2006.
Di più, smentirebbe quelle sentenze.

Intervistato anche da Tuttosport spiega le sentenze sportive dell’estate 2006.

Punim­mo la violazione di norme interne, nel 2006. In fondo anche noi, nella nostra sentenza evidenziammo soprattutto cattive abitudi­ni, mica illeciti classici. Si doveva far capire che quello che c’era nelle intercettazioni non si fa. E’ stata una condanna etica. Il proces­so penale valuta altre cose.

Condannare una società alla retrocessione, revocare due scudetti, uno dei quali donato alla società terza classificata (a più di 10 punti di distanza), e produrre danni per centinaia di milioni di euro.
Tutto questo non per degli illeciti, ma per delle cattive abitudini?
Interessante poi sapere che quella è stata la prima, e certamente l’ultima, condanna etica nel mondo del calcio.
Non si hanno infatti notizie di condanne etiche per altri comportamenti come, tra gli altri, i passaporti falsi (addirittura le patenti di guida false), i bilanci falsi, le fidejussioni false, il regalare rolex ad arbitri, guardalinee e dirigenti federali, iscriversi al campionato grazie a bilanci falsi.
Per questi comportamenti non c’è mai stata alcuna condanna etica.
Peccato che Sandulli non ne abbia spiegato il motivo, e peccato che l’intervistatore non l’abbia chiesto.

Quei comportamenti stravolgevano il con­cetto decoubertiniano

Perché presentare false fidejussioni, iscriversi al campionato grazie a bilanci falsi, regalare rolex ad arbitri e guardalinee sono tutti comportamenti in linea con il con­cetto decoubertiniano?

Se a Napoli non arriva la condanna?
«Non so se è penalmente rilevante quel ti­po di frequentazione di Moggi, ma è violazione dell’articolo 1. E l’illecito associativo che non esisteva, era una falla nel sistema giuridico, è stato da noi introdotto. Ai tifosi ripeto che per me la giustizia penale e quel­la sportivo sono cose diverse»

Violazione dell’articolo 1? Le sentenze a carico della Juve e di Moggi sono state emesse per la presunta violazione dell’articolo 6 (illecito sportivo).
Tanto più che non è mai successo nella storia del calcio che a società e dirigenti siano state comminate pene così pesanti solo per delle violazioni dell’articolo 1.
Interessante quindi sapere da Sandulli che quelle cose andavano valutate come violazione dell’articolo 1 e non dell’articolo 6.
Altrettanto interessante sapere che la CAF prima e la Corte Federale poi hanno introdotto un “reato sportivo” che non esisteva prima: l’illecito associativo.
Una “legge sportiva” ad hoc, ad personam, per poter condannare Moggi e la Juventus.
Juventus che adesso è più simpatica

«Io, a distanza di due anni, rivedo la Ju­ve lottare per il vertice: sono il patrimonio culturale del calcio italiano e anche più sim­patici ora»

e di questo potranno essere contenti gli attuali proprietari e dirigenti della Juve che hanno sempre indicato la simpatia come uno dei principali, se non l’unico, obiettivo da raggiungere.

Quanto ai tifosi, credo che oggi pen­sino che non c’è quel qualcosa sotto di cui si chiacchierava, esacerbandosi, nei bar dai tempi dei centimetri di Turone

A questa pia illusione di Sandulli ha risposto qualche giorno fa la vedova dell’ex presidente della roma franco sensi che riferendosi al campionato 2007/2008, vinto dall’inter nell’anno del suo centenario, ha dichiarato

«La Roma meritava lo scudetto. Ma c’era un centenario da onorare e da rispettare, però. Così è stato»

Concetto confermato qualche giorno dopo dal capitano della roma totti

Ha ragione Maria Sensi. L’anno scorso i nerazzurri non meritavano lo scudetto. Meritavamo di vincere noi e che invece a causa di qualche “piccolo episodio” (lo scudetto, ndr) è andato all’Inter

Chiudiamo infine ricordando le parole proprio di Sandulli in una intervista di qualche tempo fa rilasciata a il romanista e ripresa dal Corriere della Sera in riferimento al campionato 2004/2005, quello oggetto di indagine.

«Non ci sono stati illeciti. Il campionato (2004/2005, ndr) era regolare»
«Il campionato 2004/2005 non è stato falsato – afferma – L’unico dubbio potevamo averlo su quella strana partita tra Lecce e Parma, una sfida che abbiamo visto e rivisto. Non si può dire però che è stato falsato il campionato.»

Un terreno, edificabile, ti allunga la vita

Secondo gli accordi con Unicredit Italpetroli, la holding della famiglia Sensi che controlla indirettamente (attraverso la Roma 2000 s.r.l.) la A.S.Roma, avrebbe dovuto pagare 130 milioni di euro, parte del debito di 374 milioni di euro, ad Unicredit entro il 31 dicembre del 2008.
Una cifra consistente.
Fortunatamente per i sensi il comune di roma, con walter veltroni sindaco, trasformò nell’aprile del 2006 dei loro terreni a Torrevecchia da agricoli ad edificabili, moltiplicandone, evidentemente, il valore.
Tant’è che adesso i sensi possono cedere questi terreni (attualmente periziati a 99 milioni di euro) per coprire parte dei debiti.
La situazione debitoria dei Sensi, e della A.S. Roma, parte comunque da lontano.
Già nel 2003, ad esempio, Repubblica scriveva di un indebitamento della Roma per 334 milioni di euro, pari a 3,7 volte il valore di Borsa della società o a 10 volte il patrimonio netto. Pochi giorni dopo il Corriere della Sera scriveva che la società di revisione Grant Thornton aveva negato la certificazione al bilancio al 30 giugno della A.S. Roma.
Bisogna però sottolineare che tutto questo non ha impedito alla A.S. Roma di essere regolarmente iscritta al campionato di serie A.
Una grossa mano ai conti della Roma è venuto anche grazie a Calciopoli. Infatti con la Juve in serie B e con il Milan penalizzato la Roma ha potuto usufruire per svariati anni della qualificazione in Champions League, che ha portato tanti soldi nelle casse giallorosse.
Da ricordare infatti che nella stagione 2005/2006 la Roma si era qualificata per la coppa UEFA e grazie alle penalizzazioni inflitte a Juve e Milan potè entrare in Champions League, e negli anni successivi usufruì delle debolezze di Juve e Milan, derivanti da Calciopoli, per qualificarsi in Champione League.

E non ci vogliono stare

Molti commenti, come era prevedibile, alla sentenza di ieri che ha assolto Moggi dall’accusa di associazione a delinquere.
Alcuni non l’hanno presa bene, e anche questo in fondo era prevedibile.
Hanno passato anni a scrivere (sprecare inchiostro e carta?) di associazioni a delinquere che governavano il calciomercato ed il calcio e adesso si ritrovano con un pugno di mosche in mano.
Certo, ci si poteva attendere degli articoli di scuse, ma considerando cosa è la maggior parte del giornalismo, italiano in particolare, in fondo non ci si poteva aspettare qualcosa di diverso.
Ed ecco quindi gli articoli in stile “rosicatio”.
Chi scrive di omertà dei calciatori, chi di differenza tra giustizia sportiva e giustizia ordinaria, chi continua a scrivere che il sistema Moggi esisteva e che addirittura la sentenza di ieri (che certifica la non esistenza di alcuna associazione a delinquere) ne è la conferma.
Un livore, un rosicamento, molto mal nascosto.

Facchetti parlava con gli arbitri?

Qualche anno fa in una intervista l’ex arbitro De Santis disse di aver ricevuto, quando era ancora arbitro, dall’allora presidente dell’inter Giacinto Facchetti «numerose telefo­nate, alcune con toni al limi­te del lecito».
In una recente intervista rilasciata al corriere dello sport il figlio dell’ex presidente dell’inter Facchetti dichiara:

Suo padre non faceva te­lefonate agli arbitri?
«Penso che ne facesse, come tutti i dirigenti, ma è importante vedere cosa di­cesse lui e cosa gli altri. Nè mio padre né l’Inter hanno tramato contro qualcuno, calciopoli è nata per caso, da un’indagine su scommesse clandestine. Altro che telefo­nate al limite del lecito, De Santis mente sapendo di mentire. Altrimenti non avrebbe tirato fuori le sue verità dopo tanto tempo».

Il 20 maggio del 2006 il Corriere della Sera pubblica lo stralcio di una intercettazione telefonica, disposta dalla Procura di Torino, tra l’allora presidente dell’Inter Giacinto Facchetti e uno dei due designatori arbitrali del tempo, Pierluigi Pairetto:

Anche il presidente dell’Inter Facchetti parlava al telefono con il designatore Pairetto.
L’intercettazione è della Procura di Torino: il 15 settembre 2004 al centro della conversazione ci sono gli arbitri di Champions League e alcune tessere dell’Inter per Pairetto.
Facchetti: «E li han già deciso poi per le prossime partite?».
Pairetto: «Sì, sulla seconda c’è Meier eh… poi ok».

Facchetti: «La terza è con l’Anderlecht».
Pairetto: «Non allora aspetta te lo.. ce l’ho di là infatti ho fatto mettere Meier, no allora è la seconda perché era la partita importante».
Facchetti: «Eh si perché dovrebbe essere».
Pairetto: «Allora dovrebbe essere quella adesso te… lo vado a prendere e te lo dico subito perché avevo fatto mettere Meier appunto perché è un arbitro molto affidabile. Lì a Valencia è un ambientino… bello tosto».
Facchetti: «Fammi sapere grazie».
Pairetto: «Le tessere invece le hai già…».
Facchetti: «Sì le tessere sono arrivate talmente in ritardo voi preferite mandarle a ritirare magari?».

In precedenza, nel 2003, l’allora vicepresidente dell’Inter Facchetti era stato inibito per due settimane e gli era stata comminata una ammenda di 5 mila euro dalla giustizia sportiva «perché, quale dirigente non inserito in distinta e non autorizzato ad accedere allo spogliatoio arbitrale, rientrava durante l’ intervallo e, rivolgendosi ad un assistente, gli chiedeva conto, in modi non rispettosi del ruolo di quest’ ultimo, di una segnalazione; poi, uscendo dallo spogliatoio, pronunciava in tono polemico le parole. “adesso capisco tutto, ci penso io” così realizzando, complessivamente, una condotta di oggettivo disturbo nei confronti degli ufficiali di gara, prima della conclusione della medesima».
Da ricordare inoltre, sempre nel 2003, l’incontro tra l’allora presidente dell’Inter facchetti e l’allora arbitro Daniele Nucini. Qualche tempo dopo alcuni detective indagarono sull’allora arbitro Massimo De Santis (senza trovare nulla di particolare), sul calciatore Christian Vieri, eccetera….

I due alieni

29 dicembre 2008 Lascia un commento

Uno degli avvocati di Luciano Moggi, Paco d’Onofrio, risponde, il 28 dicembre del 2008, alle domande del giornalista Ravezzani nel corso della trasmissione “Confessioni di Calcio”: “Io con malizia leggo un dato, se la Juventus avesse, come avrebbe dovuto, perpetrare la propria difesa, far valere le proprie ragioni, le ragioni della storia di una società, avrebbe in realtà difendendo se stessa difeso la vecchia dirigenza. E questo credo che sia l’ultimo degli obiettivi della nuova dirigenza della Juventus. Lo ha dimostrato in quel caso (il processo sportivo, ndr), e lo sta dimostrando ancora adesso.
Io in tutti i processi che sto celebrando, per difendere Moggi, ho sempre al mio fianco l’avvocato della Juventus. Sembriamo due alieni, cioè, due che vedono tutto in modo diametralmente opposto. Io cerco ogni volta di difendermi nel merito e anziché avere un partner ho un oppositore. Cioè, uno che dice o il contrario di quello che io dico o chiede, cosa che è avvenuta sempre, il patteggiamento. Palesando un atteggiamento, come dire, totalmente adesivo nei confronti della federazione. La federazione mi condanna a 300 mila euro di multa per le SIM svizzere a causa di Moggi? pago 300 mila euro ma non spendo una parola a difesa della Juventus, perché difendendo la Juventus difendo la vecchia dirigenza. Questo è un paradosso che i tifosi dovrebbero conoscere“.

Il Codice Etico e la Nuova Juve

21 dicembre 2008 Lascia un commento

14 Giugno 2006, a torino viene presentato il nuovo CdA della nuova Juve.
Il nuovo proprietario della nuova società John Elkann parla di quella che fu la Juve:
Oggi voltiamo pagina dopo quello che abbiamo appreso nelle scorse settimane e che rappresenta un capitolo triste nella storia della Juventus. Ci sono stati comportamenti riprovevoli e noi dobbiamo ripartire dalla serietà con due obiettivi, fare chiarezza e dare stabilità e prospettive“, e detta la linea che la nuova società dovrà seguire nei processi sportivi che cominceranno dopo qualche giorno: “La serie B? E’ ancora presto per dirlo, ma siamo sereni e accetteremo ogni tipo di giudizio, saremo pronti a ricominciare“. E si annuncia la prossima stesura di un codice etico per la nuova Juve.
Queste parole ed il successivo comportamento tenuto nei processi sportivi hanno fatto credere a molti che ci sia stata la precisa volontà di chiudere, a qualsiasi costo, con la Juve per fondare una “nuova” Juve.

La sensazione è infatti che nelle stanze dei bottoni della Juventus, allo stato attuale, ci si preoccupi di gettare le basi per una radicale pulizia, più che della remota ipotesi di un eventuale periodo di purgatorio da scontare magari nella serie cadetta. Insomma, meglio pensare a rifarsi in fretta un’immagine senza macchia che preoccuparsi di traguardi sportivi imminenti, come la terza stella che Gianni Agnelli avrebbe tanto desiderato.

Una nuova Juve che dovrebbe basarsi su “valori etici”. Accettare ogni tipo di giudizio, la serie B, i due scudetti revocati. Pur di avere una nuova Juve etica.

Il 20 Dicembre del 2008 l’inter vince la partita contro il siena grazie ad un goal di maicon a pochi minuti dalla fine.
Il goal è viziato da un evidente fuorigioco (di qualche metro) di maicon.

Il giorno dopo il presidente della nuova Juve Cobolli Gigli intervistato da Sky, prima dell’inizio della partita Atalanta-juve, in merito a questo goal in fuorigioco dichiara, in barba al celebratissimo codice etico, ”Al momento del secondo gol Maicon era in fuorigioco, ma lo dicono tutti e io non devo fare commenti, perche’ Collina e’ in grado di fare il suo mestiere. In questi ultimi tre anni il mio maestro e’ stato Giampiero Boniperti, che mi ha spiegato che le partite e’ meglio vincerle sempre e in qualsiasi momento, anche all’ultimo minuto e anche per fuorigioco. So che non e’ un discorso molto sportivo ma e’ molto pragmatico, e nel calcio ci vuole anche questo”.
Ironia della sorte la Juve vince la partita contro l’Atalanta, e a sbloccare il risultato Del Piero su assist di Marchionni che era in chiara posizione di fuorigioco.

"Vogliono far fuori tutti"

17 dicembre 2008 Lascia un commento

Nei primi giorni di Maggio 2006 cominciano ad essere pubblicate sui vari giornali alcune intercettazioni telefoniche disposte dalla procura di Torino prima e dalla procura di Napoli poi.
In una di queste intercettazioni Alessandro Moggi parla con il padre Luciano.

Alessandro Moggi: «…io l’altro giorno, tu prendila come informazione, poi, io non lo so, mi sono rivisto con Preziosi (ex presidente del Genoa, ndr), come sempre capita»
Luciano Moggi: «Uhm»
A. Moggi: «Mi ha incominciato a fare tutto un discorso, il calcio come cambia, bisogna stare attenti di qua, di là, Carraro, Galliani, poi mi fa, non vi fidate di Montezemolo. Dico perché? Perché io ho sentito una conversazione alla Juve, vogliono fare fuori tutti, rimane solo Giraudo»
L. Moggi: «Sì, ma questa è una cazzata»
A. Moggi: «Io te lo dico come cosa, siccome molte volte Preziosi è negli ambienti di questo genere qui, lui c’è dentro»
L. Moggi: «Non c’è mai»
A. Moggi: «Bé, pa’, io te lo dico perché, insomma…»
L. Moggi: «È esattamente il contrario».