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“Oh meno male che non ho scritto di Totti”

È il 24 novembre del 2004 i due designatori Bergamo e Pairetto si sentono telefonicamente. I due parlano della partita Roma-Palermo 1-1 e del comportamento del quarto uomo Ayroldi.
Bergamo informa Pairetto che Ayroldi in quella partita si è comportato male. Il giocatore della Roma Totti al termine della partita ha insultato l’arbitro Trefoloni. Ayroldi ha sentito gli insulti, che invece erano sfuggiti a Trefoloni. Ayroldi però non ha scritto nulla nel suo referto.
E nel successivo allenamento con gli arbitri Ayroldi si è lasciato sfuggire il fatto che aveva sentito gli insulti di Totti ma non li aveva scritti nel referto “oh meno male che non ho scritto di Totti… te lo immagini…. giocavano con la Juve, metti caso che lo squalificavano e perdevano davano la colpa che non c’era Totti“.
I due designatori non sembrano però arrabbiati con Ayroldi perché non ha segnalato nel suo referto gli insulti di Totti all’arbitro, ma piuttosto perché ha raccontato questo episodio ad estranei e non si è consultato prima con l’arbitro e poi con i designatori.
Bergamo riferisce di aver parlato con Matteo (Trefoloni) dicendogli che al prossimo raduno arbitrale avrebbero parlato di questo episodio “perché anche se lui una volta si prende un’iniziativa di questo tipo la devi concordare con noi, non con se stesso, e nemmeno può parlarne con te in allenamento e in presenza di arbitri“. “Ma parlarne in presenza di altri, capito?“, continua Bergamo.
Pairetto risponde “è da sciocchi“. Bergamo replica “E poi nello spogliatoio mentre c’è l’osservatore, e allora vuol dire che proprio hai la testa di un uccellino, perché se no non ti ritroveresti, te ti succede una cosa così prendi l’arbitro in disparte e dici guarda è successo questo questo e quello, cosa faccio lo scrivo o no?“.

La settimana successiva si sarebbe disputata la partita Juventus-Roma. Ayroldi non segnalò gli insulti del capitano della Roma all’arbitro nel suo referto e Totti ha potuto giocare quella partita.

Pairetto: «Poi c’è anche Ayroldi che deve uscire».

Bergamo: «Ma Ayroldi…».

Pairetto: «È andato in B, Paolo».

Bergamo: «Però Ayroldi si è comportato male eh?».

Pairetto: «Sì?».

Bergamo: «Ho saputo in Roma, Roma, Roma, Roma… (Roma-Palermo 1-1, ndr) era il quarto. È successo questo, che alla fine della partita Totti l’ha mandato a cagare e lui avrebbe dovuto scrivere che l’ha mandato… Ma di brutto… No che ha mandato lui, che ha mandato a cagare».

Pairetto: «L’arbitro».

Bergamo: «Trefoloni, Trefoloni. E nello spogliat… Mi senti?».

Pairetto: «Sì, sì».

Bergamo: «E nello spogliatoio ha detto lui che se doveva scrivere… cioè che doveva scrivere questa cosa, allora, insomma ha fatto un discorso non chiaro. Ed è stato ascoltato non da Matteo. Quando sono arrivati il giovedì all’allenamento questo cretino di Ayroldi, in allenamento, parlando con un altro arbitro e Matteo, parlando con Matteo ma con gli altri che sentivano, ha detto “oh, meno male eh, che non ho scritto di Totti perché poi ripensandoci, te lo immagini, giocavano con la Juventus e metti caso lo squalificavano e perdevano poi davano la colpa che non c’era Totti”. Matteo gli ha detto: “ma che cazzo dici? Io guarda che di questa storia la sai te, non la so io…” E cosa… Dice no, sì, ma perché lui aveva detto che l’ha mandato a cagare. Gli ho detto guarda… praticamente, lui, giustamente Matteo non ne ha voluto parlare perché mi ha detto dice “guarda una cosa così, detta oltretutto mentre ci sono gli altri, eh dice è una bruciatura per lui, per me, dice, ma credimi che io questa cosa non, assolutamente non avevo sentito niente”. Gli ho detto: “guarda, noi non ne vogliamo parlare pubblicamente perché se no andiamo a continuare a far casino, però con Ayroldi ci parleremo io e Gigi al prossimo raduno perché la dobbiamo chiarire con lui perché anche se lui una volta si prende un’iniziativa di questo tipo la devi concordare con noi, non con se stesso, e nemmeno può parlarne con te in allenamento e in presenza di arbitri“. Ma, dice, fate voi, dice, io volevo informati della cosa perché è andata esattamente così. A me mi sembra un, un piuttosto gravuccia, perché le cose sai fin tanto che si sanno le decidiamo e le affrontiamo, ma che lui, di sua iniziativa, che poi magari io considero che è un ingenuo, che è un ragazzo…»

Pairetto: «È proprio un coglioncello».

Bergamo: «Ecco. È un coglioncione, no un coglioncello».

Pairetto: «Perché lui non è un…».

Bergamo: «Non è un malizioso».

Pairetto: «No, non è un malizioso, infatti è per quello che io dico è proprio un coglione, ma Dio (…)».

Bergamo: «Ma parlarne in presenza di altri, capito?».

Pairetto: «È proprio da sciocchi».

Bergamo: «E poi nello spogliatoio mentre c’è l’osservatore, e allora vuol dire che proprio hai la testa di un uccellino, perché se no non ti ritroveresti, te ti succede una cosa così prendi l’arbitro in disparte e dici guarda è successo questo questo e quello, cosa faccio lo scrivo o no?».

Pairetto: «Appunto. E per lo meno pensare a chi gioca la settimana dopo o meno, se no».

Bergamo: «Ma perché magari lui gli è venuto in mente dopo».

Pairetto: «Magari gli è venuto in mente dopo, sì, sì, non ci ha nemmeno pensato subito, certo».

Bergamo: «Guarda, io son convinto, ci metterei la mano sul fuoco».

Pairetto: «Anch’io, anch’io».

Bergamo: «Che lui non ci ha nemmeno pensato che la partita dopo era quella di Juventus o no, ma ci scommetterei le palle. Ma è questo il discorso, ma ora lui non è più un arbitro che può essere ingenuo così perché se no veramente, hai capito, insomma ci crea problemi e non ce li risolve, ora se questa cosa la vogliamo far passare la facciamo passare…».

Pairetto: «No, però bisogna dirglielo, potremo fare… No, sai perché mi dispiace? Perché è sempre stato sfigato le ultime due volte è uscito tutte e due le volte in B che era inserito in quella di A, ti ricordi?».

Bergamo: «Sì, sì. Ah, ma figurati, te poi lo sai che mai una volta che abbiamo trovato un disaccordo su Ayroldi».

Pairetto: «No no no. Se decidiamo di non metterlo, zero, eh? Proprio zero. Non è un problema».

Bergamo: «Ma io ti ripeto non voglio penalizzarlo, però bisogna parlarci».

Pairetto: «No, no. Dirglielo io son d’accordo con te, dirglielo sì, perché mi  dispiaceva perché sfigato le ultime due volte però ripeto, se decidiamo di metterlo in B, fargli saltare non è… non è un problema, anzi. Certo non litighiamo su Ayroldi».

Bergamo: No, no anche perché… Ma figurati tanto poi non ce ne abbiamo da… Ecco andiamo avanti scusa così. Ah, aspetta, poi ce ne avevo un’altra da raccontarti. Di Mazzoleni. (…).

Pairetto: Dattilo lo possiamo togliere, eh Paolo? Anche perché bisognerà poi riproporlo in A la prossima.

Bergamo: Eh, sai però… Dunque Dattilo ha fatto B, B, poi il turno di A e B fermo, coppa Italia.

Pairetto: Ci mettiamo Romeo al posto di Dattilo?

Bergamo: Romeo quante ne ha fatte? Vediamo un po’.

Pairetto: Romeo ne ha fatte 7.

Bergamo: Sette, Romeo è uno di quelli che poi un giorno o l’altro dobbiamo prendere il toro per le corna.

Pairetto: Sì, sì.

Bergamo: Questo o lo mandi a casa o lo mandi in A, eh?

Pairetto: Io sarei più per la prima ipotesi, mandarlo a casa. Onestamente.

Bergamo: E non dà tanta affidabilità.

Pairetto: No, Romeo in A mi fa cagare veramente, ti giuro.

Bergamo: Sì.

Pairetto: Mi fa cagare sotto proprio dalla paura.

Bergamo: Dattilo è un arbitro da recuperare, però questo è da non perdere…

L’ammonizione contestata

15 aprile 2010 1 commento

È l’8 marzo 2005 Rino Foschi, all’epoca ds del Palermo, chiama il designatore Pairetto.

Foschi: Ho parlato poi ieri sera col mio presidente… gli ho detto mi raccomando, non facciamo storie, non facciamo niente perché bisogna stargli vicino a ’sta gente… Ma l’unica cosa è che lui si vuol scatenare, nel senso… scatenare, che io lo tengo fermo. Gigi ti dico la verità: è un discorso un po’ diverso dal discorso arbitrale, te lo dico. Perché fondamentalmente c’è chi sbaglia, c’è chi sbaglia perché niente è facile. Perché guarda tu domenica cosa è successo a… coso… Salvatore…

Pairetto: Racalbuto

Foschi: Sì Racalbuto…

Pairetto: Tra l’altro è l’assistente che l’ha…

Foschi: Ma dai Gigi, gli assistenti non possono mettere in confusione così. Io allora dico… Che chiedo con te, Gigi, che chiedo con te. Ma questi bisogna un po’ … un po’ proteggerli, perché gli assistenti debbono smetterla di… La partita di Livorno, Gigi, la partita di Livorno. C’è stato a una certo momento fuorigioco di Toni, viene spinto, la palla gli va (incomprensibile). L’arbitro, normalmente, ha fatto come ha fatto con Nesta a Milano, dai… Pensi: lo sanno loro che sono in diffida eccetera eccetera… che sono giocatori importanti… Io non so se l’ha fatto apposta o no, ha lasciato correre eccetera eccetera… Cavolo… gliel’ho detto: alzi la bandiera e me lo fai ammonire… una ammonizione ingiustissima. Allora io alla fine ho parlato con la massima se… tranquillità… Però Zamparini, ‘ste cose qua… Allora ti vengono anche dei sospetti. Per quale motivo hai alzato ‘sta bandiera, non era il caso, quello non era il caso…

Pairetto: Ascolta, vedi che se tu dici… Era Palermo-Livorno, no?

Foschi: Sì.

Pairetto: Pensa se era Palermo-Milan, Palermo-Inter o Palermo- Juventus, tutti avrebbero detto: ecco perché voleva penalizzare…

“Mi trovi i biglietti?”

È il 20 marzo 2005. Il designatore Pierluigi Pairetto telefona al presidente dell’Inter Facchetti per chiedere due biglietti per una partita dell’Inter.

Pairetto: Ascolta Giacinto ti ho telefonato per chiederti una co… se è possibile, senza problemi, eh? Mi ha chiesto una persona per stasera due biglietti, qualsiasi posto, dove vuoi, senza nessun problema, se ti è possibile…

Facchetti: Adesso arrivo in sede… perché ieri avevamo finito tutto..

Pairetto: Immagino, immagino…

Facchetti: Arrivo in sede e ti chiamo…

Pairetto: Ti dico: ma anche quelli di servizio, senza un posto a sedere, non lo so io, non c’è problema…

Facchetti: Va bene… Ti chiamo… ti chiamo dopo che arrivo in sede

Pairetto: Guarda, senza farti problemi, perché io capisco…. Comunque ripeto, Giacinto, veramente senza problemi…

Facchetti: Va bene… dopo arrivo in sede vedo cosa si può fare…

Pairetto: Ecco, se riesci, due, qualsiasi posto non c’è problema…

“Hai messo in forma Trefoloni?”

È l’11 febbraio 2005, viene intercettata una telefonata tra Giacinto Facchetti e l’allora designatore arbitrale Pairetto. Pairetto dice a Facchetti i nomi degli arbitri delle partite di Champions League (andata e ritorno) che l’Inter disputerà contro il Porto.
Subito dopo Facchetti chiede a Pairetto “Hai messo in forma Trefoloni?“, che risponde “Sì, l’ultima volta era andato bene“. Prima di concludere Pairetto ricorda a Facchetti che questi sono colloqui che devono rimanere riservati, “sai che sono sempre cose private eh, non si sanno, ecco queste cose qui“, “Sì, sì, sono d’accordo“, “Proprio una cosa tra noi“.

Pairetto: Allora, all’andata avete Paul Graham e, invece, a Milano avete Hauge, norvegese. Paul l’hai già avuto, mentre a Porto avete Paul…

Facchetti: Norvegese, non l’ho mai avuto io…

Pairetto: Paul l’hai già avuto quest’anno, molto bravo

Facchetti: Sì Paul, sì bene

Pairetto: Direi bene onestamente… tu? Tutto bene?

Facchetti: Hai messo in forma Trefoloni?

Pairetto: Sì, l’ultima volta era andato bene

Facchetti: Sì, bravo, sì

Pairetto: C’era stato qualche problemino

Facchetti: Ok, grazie, grazie

Pairetto: Bene Giacinto, in bocca al lupo ci sentiamo

Facchetti: Grazie, grazie

Pairetto: A presto mi raccomando eh, sai che sono sempre cose private eh, non si sanno, ecco queste cose qui

Facchetti: Sì, sì, sono d’accordo

Pairetto: Proprio una cosa tra noi.

Il giorno dopo questa telefonata si è disputata la partita di campionato Inter-Roma, per la 24 esima giornata del campionato 2004/2005. L’arbitro era Trefoloni, oggetto della conversazione tra Facchetti e Pairetto. La partita fu vinta dall’Inter per 2-0 grazie a due calci di punizione trasformati da Mihajlovic. L’arbitro Trefoloni in quella partita ha ammonito tre giocatori dell’Inter, ha ammonito due giocatori della Roma, e ha espulso il giocatore della Roma Mexes per doppia ammonizione. Il tabellino della partita è disponibile a questa pagina.

Narducci: “Non ci sono mai telefonate fra Bergamo o Pairetto con Moratti o Sensi”

3 aprile 2010 5 commenti

Dopo la rivelazione del contenuto di alcune telefonate intercettate nel 2004/2005 tra alcuni dirigenti dell’Inter (e di altre società) e l’allora designatore arbitrale Paolo Bergamo interviene, anche se non ufficialmente, la procura di Napoli.
Quelle intercettazioni erano state disposte proprio dai due pm napoletani Beatrice e Narducci, e nonostante fossero state effettuate di loro, inspiegabilmente, non si è mai trovato traccia ne’ nell’inchiesta penale ne’ nell’inchiesta sportiva.
Solo nelle ultime settimane sono state individuate e rivelate dagli avvocati di Luciano Moggi.
In seguito alla rivelazione di queste intercettazioni, di cui finora addirittura si era arrivati a negare perfino l’esistenza, interviene, anche se non ufficialmente, la procura di Napoli.

Fonti della procura riferiscono che

NAPOLI – Gli inquirenti della Procura di Napoli, che hanno istruito il processo su Calciopoli, intervengono dopo la pubblicazione di intercettazioni telefoniche tra l’ex designatore arbitrale Paolo Bergamo e il presidente dell’Inter Massimo Moratti: “Il significato attribuito alle telefonate non trascritte , tra le 171mila intercettate nel corso dell’indagine di Calciopoli, rappresenta ‘un’opera di disinformazione allo stato puro” fanno sapere dalla Procura. “Il reato – dicono fonti interne – non e’ parlare al telefono, ma e’ reato quando si stipulano accordi illeciti. Le vittime non possono essere trasformate in autori del reato”.

Queste intercettazioni sono state, fin dall’inizio di farsopoli, oggetto di vivace polemica. L’ex designatore Paolo Bergamo ha infatti sempre sostenuto di aver sempre parlato al telefono con tutti i dirigenti, e anzi si meravigliava del fatto che le telefonate che faceva con gli altri dirigenti delle altre società, come ad esempio l’inter e la roma, non comparissero ne’ nell’inchiesta sportiva, ne’ in quella penale. Chiedendosi che fine avevano fatto quelle telefonate.

Ci sono le intercettazioni che parlano…

«Appunto. Il giallo o, se vuole, il mistero è proprio questo. Io parlavo con tutti i dirigenti e con tutte le società. Ripeto e sottolineo: tutte. Perciò mi chiedo: come mai agli atti ci sono soltanto le telefonate con qualcuno? Perché mancano tutte le altre?».

Quali?

«Con le figure istituzionali tutte. Con il vice presidente Abete, durante le Olimpiadi di Atene, abbiamo parlato per ore. Era assolutamente normale».

Chi era il telefonatore più insistente?

«Giacinto Facchetti. Parlarne mi addolora per l’amicizia che ci legava dagli anni sessanta e per la prematura scomparsa, ma la sua società, l’Inter, si lamentava più di tutte».

E di cosa?

«Facchetti era sempre scontento ed io lo capivo perché l’Inter faticava a vincere. Sospettava di tutto, molti arbitri non gli erano graditi, le griglie non gli piacevano, Juve e Milan gli facevano paura».

L’esistenza di quelle telefonate, tra Bergamo e i dirigenti delle altre società (tra cui Moratti e Facchetti), era stata addirittura negata: quelle telefonate non esistevano.
Il Pubblico Ministero Giuseppe Narducci, uno dei due titolari di quella inchiesta, nel corso della sua requisitoria davanti al gup di Napoli Eduardo De Gregorio smentì decisamente l’esistenza di telefonate tra Bergamo o Pairetto e Moratti o Sensi

Piaccia o non piaccia agli imputati non ci sono mai telefonate tra Bergamo o Pairetto con il signor Moratti, o con il signor Sensi o con il signor Campedelli, presidente del Chievo…”.

Per Narducci le tesi sull’esistenza di un sistema generalizzato in cui erano tutti a parlare con tutti erano ”balle smentite dai fatti”.

Non solo, ma Narducci si è spinto anche più in la, dicendo

I cellulari erano intercettati 24 ore su 24: le evidenze dei fatti dicono che non e’ vero che ogni dirigente telefonava a Bergamo, a Pairetto, a Mazzino o a Lanese: le persone che hanno stabilito un rapporto con questi si chiamano Moggi, Giraudo, Foti, Lotito, Andrea Della Valle e Diego Della Valle

Non è vero che ogni dirigente telefonata a Bergamo e Pairetto“, ”balle smentite dai fatti”, “…non ci sono mai telefonate tra Bergamo o Pairetto con il signor Moratti, o con il signor Sensi…“. Questo è quanto affermava davati al gup il pm titolare dell’inchiesta Giuseppe Narducci.

E invece era vero, non erano balle. Bergamo non mentiva quando diceva che parlava con tutti, e quelle telefonate esistevano veramente. Ed erano state effettivamente intercettate quelle telefonate. Potevano essere ascoltate e trascritte dalla procura.
Solo che, inspiegabilmente, non comparivano ne’ nell’inchiesta penale, ne’ nell’inchiesta sportiva.
E solo una attenta analisi effettuata dai difensori di Luciano Moggi ha permesso di scoprire queste telefonate, telefonate di cui si era arrivati perfino a negare l’esistenza.

Che poi il fatto che dirigenti di altre società si sentissero con i designatori arbitrali in realtà era già stato reso noto.
Ma da un’altra inchiesta.
L’inchiesta della procura di Torino, che era partita prima di quella della procura di Napoli.
Nel corso di quella inchiesta erano stati messi sotto controllo i telefoni di alcuni dirigenti della Juventus e dell’allora designatore arbitrale Pairetto.

Tra le telefonate intercettate ve ne erano due tra l’allora designatore arbitrale Pairetto e l’allora presidente dell’Inter Giacinto Facchetti.
Il contenuto di questa intercettazione fu pubblicato dal Corriere della Sera nel maggio del 2006, all’inizio di farsopoli.

Nella telefonata, del 15 settembre 2004, Pairetto riferisce a Facchetti che per la partita di Champions League Valencia-Inter era stato messo l’arbitro Meier

Pairetto: «e te lo dico subito perchè avevo fatto mettere Meier appunto perchè è un arbitro molto…»

Facchetti: «sì perchè a Valencia»

Pairetto: «affidabile, no no lì a Valencia è un ambientino…bello tosto, anche se ieri è stato un bel risultato, lui è stato bravo».

Facchetti: «sì sì buono abbiamo sofferto fino all’ultimo perchè un gol solo non si sa mai».

poi il discorso si sposta su alcune tessere che Pairetto deve ritirare, i due si mettono d’accordo su chi deve andare a ritirare le tessere.

Quindi, che altri dirigenti di altre società si sentivano telefonicamente con i designatori arbitrali era già stato dimostrato. Fin dal 2006.
Eppure nonostante la pubblicazione di questa intercettazione, nonostante le altre intercettazioni ottenute nell’inchiesta di Napoli ne’ la giustizia sportiva, ne’ la procura di Napoli, decisero di approfondire e di verificare la posizione di altri dirigenti e di altre società.

A questo punto forse dovremmo veramente cercare di capire chi è che ha fatto disinformazione. E magari capirne il perché.