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Oriali, la condanna? devo tutto a Franco Baldini

23 marzo 2010 3 commenti

Gabriele Oriali, dirigente dell’inter torna a parlare della sua condanna in relazione al falso passaporto di Recoba in una intervista al quotidiano La Stampa.
Oriali patteggiò una condanna a sei mesi di reclusione per i reati di concorso in falso e ricettazione in relazione al falso passaporto dell’allora giocatore dell’Inter Alvaro Recoba e per la patente, sempre intestata a Recoba, che risultò essere falsa ed essere stata rubata negli uffici della Motorizzazione civile di Latina.

Nell’intervista Oriali tira in ballo l’ex dirigente della a.s. Roma Franco Baldini che, a dire di Oriali, gli avrebbe detto che le carte erano in regola salvo poi lasciarlo solo

Passaportopoli, dossier Recoba: in che misura la condanna a sei mesi di reclusione e il relativo patteggiamento l’hanno segnata?

«È una grave macchia, lo so, ma ha presente il signore che compare sempre al fianco di Fabio Capello? Sì, Franco Baldini. Ecco, devo tutto a lui. Mi disse che c’era questa possibilità eccetera eccetera, e che le carte erano in regola. Salvo poi lasciarmi nella cacca».

Oriali conclude poi l’intervista rivelando di essere Juventino-fin-da-bambino

Per chi tifava, da ragazzo?

«Per la Juventus».

Anche la roma fu al centro di indagini, e processi, sia sportivi che penali per presunti passaporti falsi di alcuni suoi giocatori.
È il famoso scandalo chiamato “passaportopoli“.

I processi sportivi si chiusero con pene molto miti, l’Inter fu condannata a pagare una multa di 2 miliardi di lire, la roma una multa di 1.5 miliardi di lire, il Milan una multa di 1 miliardo di lire. Inoltre furono squalificati i giocatori. Tra questi Alvaro Recoba, dell’Inter, squalificato per 1 anno. Fábio Júnior, Gustavo Bartelt, giocatori della Roma, anch’essi squalificati per 1 anno, e Dida (Milan) squalificato per 1 anno.

Squalificati anche i dirigenti. Un anno di squalifica a Gabriele Oriali, dirigente dell’Inter, 9 mesi di squalifica a Franco Baldini, dirigente della Roma.

A gennaio 2010 delle altre rivelazioni avevano coinvolto l’ex dirigente romanista Franco Baldini. Queste riguardavano “Calciopoli”.
In particolare si trattava di una intercettazione telefonica Tra l’allora vicepresidente della FIGC Innocenzo Mazzini e Franco Baldini.
Questa intercettazione non era stata inserita dall’accusa (Procura di Napoli e Carabinieri di Roma) negli atti del processo in corso a Napoli.
Nell’intercettazione, risalente al 2005, Baldini chiede a Innocenzo Mazzini di segnalare a Luciano Moggi Renzo Castagnini, suo amico, affinché fosse assunto dall’Arezzo Calcio, e gli indica la “ricompensa” per questo favore

“Forse se ti comporti bene, quando farò il ribaltone e tanto lo farò perché io vivo per quello, fare il ribaltone e buttare tutti di sotto dalla poltrona, io ti salverò. Forse”

e ancora

“Io mi sono sempre guardato bene dal fare il tuo nome. Ho parlato di Carraro, Galliani, Giraudo. Non t’ho mai nominato.”

Un anno circa dopo questa telefonata in cui Baldini rivelava di voler fare “il ribaltone” scoppia Farsopoli.

Nel corso di una udienza del processo GEA Luciano Moggi ha parlato, in una dichiarazione spontanea, ha parlato di Franco Baldini e di Attilio Auricchio, il maggiore dei Carabinieri di Roma che ha svolto le indagini per conto della Procura di Napoli, e ancora prima le indagini sulle false fidejussioni presentare dalla Roma per iscriversi al campionato (in quelle indagini la Roma fu considerata “parte lesa”)

“Il maggiore Attilio Auricchio dei carabinieri e Franco Baldini (ex ds della Roma) si dovrebbero vergognare. Dalle testimonianze di questi due la vicenda appare come una cosa macchina e predisposta. Non prove ma chiacchere”.

“Quando da me veniva qualcuno, come l’ex ds del Siena Nelson Ricci e mi diceva che Baldini gli aveva chiesto di testimoniare, a Roma, contro di noi, non gli davo peso. Ho considerato quelle delle chiacchere, cose a cui non dare peso”.

e ancora

“Il maggiore Auricchio e Baldini si conoscevano benissimo”

“Per più di un mese i due si sono visti, facevano riunioni segrete, Auricchio gli disse di fare una denuncia contro di me”

“La vicenda appare come una cosa macchinata e predisposta”

Il Tribunale di Sky ed il sentimento popolare

Continuano le reazioni, per lo più scomposte, alla sentenza sul processo alla GEA.
Oggi è il turno di Sky.
Nel sito di Sky TG 24 compare un “curiososondaggio:

Processo Gea
Sei d’accordo con la sentenza che assolve i Moggi e i membri della Gea dall’accusa di associazione a delinquere?


In cui si chiede agli utenti registrati di esprimersi sulla sentenza che ha assolto Moggi e i membri della GEA dall’accusa di associazione a delinquere.
La maggior parte dei votanti è contrario alla sentenza di assoluzione.

Il Tribunale di Sky ha emesso la sua sentenza di colpevolezza: il Tribunale di Roma ha sbagliato ad assolvere Moggi dall’accusa di associazione a delinquere.

Sembra proprio che si voglia ricreare quel sentimento popolare che, come confermato da uno dei giudici sportivi che confezionarono le sentenze sportive del 2006, fu alla base delle sentenze dell’estate 2006.
Si cerca di ricreare un sentimento popolare, che non si cura dei fatti e delle sentenze, per cui Moggi è colpevole.

E si vogliono delle sentenze, non basate su fatti accertati, ma basate sul sentimento popolare, ovvero sull’invidia popolare, sull’invidia del popolino.

Sentenza GEA: Il Commento di Moggi

Intervento di Luciano Moggi, e del suo avvocato Matteo Melandri, alla trasmissione televisiva “La Juve è sempre la Juve”.

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E non ci vogliono stare

Molti commenti, come era prevedibile, alla sentenza di ieri che ha assolto Moggi dall’accusa di associazione a delinquere.
Alcuni non l’hanno presa bene, e anche questo in fondo era prevedibile.
Hanno passato anni a scrivere (sprecare inchiostro e carta?) di associazioni a delinquere che governavano il calciomercato ed il calcio e adesso si ritrovano con un pugno di mosche in mano.
Certo, ci si poteva attendere degli articoli di scuse, ma considerando cosa è la maggior parte del giornalismo, italiano in particolare, in fondo non ci si poteva aspettare qualcosa di diverso.
Ed ecco quindi gli articoli in stile “rosicatio”.
Chi scrive di omertà dei calciatori, chi di differenza tra giustizia sportiva e giustizia ordinaria, chi continua a scrivere che il sistema Moggi esisteva e che addirittura la sentenza di ieri (che certifica la non esistenza di alcuna associazione a delinquere) ne è la conferma.
Un livore, un rosicamento, molto mal nascosto.

La Piovra che non c’è mai stata

Emessa ieri, 8 gennaio, la sentenza di primo grado nel processo cosiddetto “GEA” presso il tribunale di roma.
L’accusa sosteneva che Luciano Moggi, il figlio Alessandro, ed altri sarebbero stati responsabili di un’associazione per delinquere finalizzata all’illecita concorrenza tramite violenza e minaccia.
La GEA, la società di procuratori, sarebbe stata, secondo l’accusa rappresentata dall’attuale presidente dell’associazione nazionale magistrati luca palamara, una associazione a delinquere.
Il giudice fiasconaro ha assolto tutti gli imputati per questa accusa.
Ha condannato Luciano Moggi e Alessandro Moggi, rispettivamente a 1 anno e 6 mesi e a 1 anno e 2 mesi, per “violenza privata” nei confronti di alcuni calciatori.
Luciano Moggi avrebbe commesso “violenza privata” nei confronti dei calciatori blasi emanuele e amoruso nicola, Alessandro Moggi nei confronti di due calciatori russi.
Moggi che preannuncia ricorso in appello. Anche perché, ad esempio, blasi, interrogato in tribunale, aveva detto di non aver mai subito alcuna minaccia.
Smontato il teorema accusatorio che indicava in Moggi il controllore del calcio italiano tramite la GEA.
Ma il punto importante emerso da questa sentenza e che non potrà non avere effetti anche su altri procedimenti, passati e futuri, è che non è mai esistita alcuna associazione a delinquere.

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