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Galliani: “Auricchio ci deve spiegazioni”

15 luglio 2011 1 commento

Dopo la dura presa di posizione della Fiorentina sulle intercettazioni scomparse è la volta dell’amministratore delegato del Milan, Galliani, che oggi, in una intervista alla gazzetta, chiede spiegazioni.

Credo sia giunto il momento di svelenire il calcio italiano. Per riuscirci, però, occorre che il colonnello Auricchio ci spieghi perché nella sua indagine sono comparse soltanto determinate intercettazioni. E non altre. Se non avviene questo chiarimento, tutto rischia di rimanere com’è. Ben venga, dunque, l’idea della famiglia Della Valle di un tavolo di pacificazione, il Milan è pronto a parteciparvi e a dare la massima collaborazione. Prima, però, è fondamentale fare chiarezza sul punto delle trascrizioni. E’ una questione di buon senso perché quell’inchiesta ha riguardato soltanto determinati club. E gli effetti si sono visti anche nel processo sportivo che ha determinato delle pene. Convinciamoci, l’osservazione dei Della Valle sull’operato di Auricchio chiama in causa tutti. E i veleni non scompariranno se non giungerà una risposta su questo delicatissimo punto”.

“Per Milan-Juve associazione a delinquere sghangherata”

Nel corso del controinterrogatorio del colonnello Auricchio operato dall’avv. Trofino si è parlato anche del sorteggio arbitrale per la partita Milan-Juventus (arbitrata poi da Collina e vinta 1-0 dalla Juventus).

Auricchio: La griglia erano Collina, Paparesta e Trefoloni.

Trofino: Mi conferma che nessuno di questi era un amico della Juve?.

Auricchio: Di sicuro Collina ma anche Trefoloni e Paparesta …. anche se poi Paparesta aveva chiamato andando a Canossa da Moggi dopo la partita di Reggio però non posso dire che sia amico della Juve. Trefoloni era figlioccio di Bergamo anche se sulla Juve non era venuto fuori nulla.

Trofino: Come associazione a delinquere mi sembra davvero sgangherata, più che altro perchè fa mettere nel sorteggio decisivo nemmeno un arbitro di quelli considerati ‘amici della Juve’.

“Ti mandiamo a fare il trapianto dei capelli”

10 Aprile 2005, viene intercettata una telefonata tra l’arbitro Rodomonti e l’addetto agli arbitri del Milan Meani.

Rodomonti: Grande!!

Meani: Ohee!! Allora?

Rodomonti: Tutto a posto, no?

Meani: Tutto a posto! Non sei contento? T’ho fatto anche prendere 7 da Cecere che t’ha scritto anche che sei preparato atleticamente, c…o

Rodomonti: risata…

Meani: Puttana vacca, grande prestazione atletica… che roba!

Rodomonti: Quindi…

Rodomonti: Io ho letto solo la Gazzetta dello Sport ed il Corriere dello Sport, gli altri non l’ho letti ma credo che siano tutti sullo stesso andazzo, no?

Meani: Perchè anche quella roba là che la menavano sul calcio di rigore…ma è ad un metro ed è pure girato…ma sono quelle polemiche stupide solite perchè c’è di mezzo il Milan…e allora…

Rodomonti: tutto a posto

Meani: Tutto a posto… tutto a posto.. ohee comunque guarda che mi ha telefonato il mio Presidente che ti dà l’indirizzo e ti manda a fare anche a te il trapianto in Svizzera dei capelli.

“Non mollate vi prego, siamo tutti con voi”

Tra le comunicazioni intercettate e recentemente “riscoperte” dai collaboratori di Luciano Moggi c’è anche un SMS inviato dall’allora segretario della Can Manfredi Martino all’addetto agli arbitri del Milan Leandro Meani.
Nel SMS inviato il 13 Maggio 2005 Martino invia il nome dell’arbitro del Milan e incita il Milan a non mollare

Trefo… non mollate vi prego, siamo tutti con voi

“Non mi sono ancora ripreso dall’altra domenica…”

17 maggio 2005, Dopo che la Juventus ha vinto a Milano la gara-scudetto contro il Milan (gol di Trezeguet su assist in rovesciata di Del Piero) il designatore arbitrale Bergamo chiama l’amministratore delegato (e presidente di Lega) Adriano Galliani.
Galliani dice a Bergamo di averlo cercato molte volte il giorno precedente e di non averlo trovato, Bergamo risponde dicendo che non si è ancora ripreso dalla domenica precedente (sconfitta del Milan, vittoria della Juve).

Bergamo: Pronto?

Galliani: Sono Galliani, buongiorno.

Bergamo: Buongiorno dottore come va?

Galliani: L’ho cercata molte volte ieri sera ma era sempre occupato.

Bergamo: Non mi sono ancora ripreso dall’altra domenica (8 maggio 2005 Milan-Juventus 0-1, gol di Trezeguet). E questo purtroppo è stato un trauma che in famiglia ha lasciato il segno. Pensavamo tutto….

Galliani: Anche noi, anche noi.

Bergamo: Pensavamo tutto fuori che quello, se andava male, male, male potevamo pareggiare ma insomma.

Galliani: E pareggiando avremmo vinto anche a Lecce (finì 2 a 2) perché non avremmo mollato, perché se avessimo pareggiato con la Juve rimanevamo in testa alla classifica e a Lecce vincevamo di sicuro perché la partita era abbordabile.

Bergamo: Ma può darsi che Ancelotti si sia fidato troppo dei suoi uomini non ha considerato che Seedorf e Pirlo non stavano troppo bene.

Galliani: Da oggi parte l’operazione Istanbul… domenica brutto.

Bergamo: Ecco, Lecce. Quando un presidente di una società (Semeraro ndr) si permette di dare una responsabilità ad un arbitro per le intemperanze dei tifosi e le reazioni dei giocatori.

Galliani: Ma poi urla e grida negli spogliatoio, nell’intervallo una vergogna (nell’intervallo padre e figlio vengono aggrediti con insulti ndr).

Bergamo: Sì, Trefoloni me ne ha parlato ma poi la Domenica Sportiva dove si è detto di tutto e di più.

“Mi faccia sentire un po’ il suo calore…”

Nell’aprile del 2005 alla vigilia di Milan-Juventus, gara decisiva per l’assegnazione dello scudetto, il designatore Paolo Bergamo chiama al telefono Adriano Galliani, amministratore delegato del Milan. Nel corso della telefonata Bergamo chiede il sostegno di Galliani “Mi faccia sentire un po’ il suo calore in questo momento…“, “Assolutamente…” risponde Galliani. Bergamo si lamenta di essere solo “Sono solo, non solo, meno che solo…“, ma viene tranquillizzato da Galliani “Ma no no ci sono io…“.

Galliani: Questi signori han perso la testa mi creda, perché ci sono comportamenti nei confronti dell’universo, in Lega in Federazione…

Bergamo: Glielo voglio dire perché si sappia, tra me e lei naturalmente…

Galliani: Non si preoccupi tale rimane…

Bergamo: Io posso sbagliare magari una griglia, penso che un arbitro sia in forma e magari non è in forma, oppure l’arbitro è in forma e sbaglia, però a priori voler sbagliare è tutta un’altra cosa, mi taglierei le mani mi creda… Ecco questo filo che ho con lei vorrei tenerlo fino a giugno dottore…

Galliani: No no no ma poi si vedrà…adesso vediamo la fine del campionato…con i giusti equilibri…

Bergamo: Mi faccia sentire un po’ il suo calore in questo momento perché…

Galliani: Assolutamente…

Bergamo: Sono solo, non solo, meno che solo…

Galliani: Ma no no ci sono io…

L’audio di questa telefonata è disponibile a questa pagina.

“Ho chiamato il capo…”

Febbraio 2005, l’assistente agli arbitri del Milan Leandro Meani chiama al telefono l’allora arbitro Pierluigi Collina. Collina riferisce a Meani di aver provato a contattare una persona ma di non essere riuscito a contattarlo. “Il massimo sai cos’è? Che lui va a San Siro assieme all’altro, il peggiore con cui trattare è lui…“, risponde Meani. “No ti dicevo ho chiamato il capo…” replica Collina. “Sì, il grande capo“, conclude Meani.

Collina: Vedo che hai una certa potenza eh, volevo farti i complimenti

Meani: Hai visto

Collina: Ma vai a cagare te e tutti quanti , guà che roba, ma va a cagare và và

Meani: E’ bastato tirargli le orecchie come quelle dell’asino

Meani: Ti prometto, te lo auguro per il bene che ti voglio, che quando diventerai designatore…

Collina: Non penserai mica di poter fare una cosa del genere

Meani: No, ci sentiamo magari per parlare “ciao come stai”, così, non parlerò mai né di arbitri… al limite mi permetterò di dirti se qualcuno si comporta in modo maleducato…

Collina: Ho aperto il computer, ho visto la coppia ed ho detto “Non ci posso credere”… da morire dal ridere (sempre ridendo, come dall’inizio della telefonata)

Meani: Telefonagli a Brontolo, gli dici “Dio bono, non hai schifo”, digli..

…….

Collina: Provo a chiamare ah ah ah

Meani: Perché io mi ricorderò sempre che quando avevamo posto il veto a Pisacreta l’unico che mi ha chiamato per dirmi che sbagliavamo è stato lui, Brontolo…

Collina: Va buono dai, ho provato a chiamarlo, ma da una parte è staccato, il cellulare è staccato, all’altra probabilmente la segretaria non c’è…

Meani: Il massimo sai cos’è? Che lui va a San Siro assieme all’altro, il peggiore con cui trattare è lui, no perché a lui non va bene niente, fuori qui, su, giù, chi sono questi, chi è quest’altro… sono tutti i casini che fa, poi è cattivo come l’aglio… gli allenatori fan casino e lui li manda via… è micidiale capito?

Collina: No, ti dicevo, ho chiamato il capo…

Meani: Sì, il grande capo

Collina: Ma il cellulare era staccato, segreteria, invece quello dell’ufficio diretto ti passava il centralino, io tramite il centralino preferivo evitare per cui…

L’audio della telefonata è disponibile a questa pagina.

“Però a Trefoloni gli fai un bel discorsetto…”

Aprile 2005, per il Milan si avvicinano due partite molto importanti, a Firenze contro la Fiorentina e in casa a Milano contro la Juventus capolista. L’addetto agli arbitri del Milan Leandro Meani dopo aver parlato con Bergamo del guardalinee Copelli (audio a questa pagina) discute con il designatore arbitrale Bergamo della griglia arbitrale per la prossima giornata di campionato e le implicazioni che questa avrà sulla scelta della griglia arbitrale per la successiva giornata di campionato.
Bergamo vorrebbe mettere nella griglia i tre arbitri Messina, Farina e Rodomonti, in modo che per la giornata successiva può inserire nella griglia Paparesta, Collina e Trefoloni.
Però a Trefoloni gli fai un bel discorsetto…” replica Meani, “Perché se no gli tagliamo la testa noi“.

Meani: Paolo due cose

Bergamo: dimmi

Meani: Io so che tu sei molto arrabbiato, di quà e di là. Però tu sappi che noi .. io gli voglio bene a Cristiano Copelli

Bergamo: Si .. si

Meani: Non ammazzarlo per cortesia

Bergamo: no no

Meani: perché è un bravo ragazzo e poi …

Bergamo: lo sto recuperando

Meani: Perché era veramente con il morale sotto i tacchi … ma però … noi
ci teniamo insomma, sai che noi ci teniamo quindi fallo per noi

Bergamo: si, stai tranquillo … ho bisogno di tempo perché sai io sono quello
che deve monitorare alla FIFA gli errori quindi non posso coprire quelli
dei miei, però stai tranquillo che lo recupero subito … stai tranquillo

Meani: e un’altra cosa .. se puoi dare una occhiata ad Andrea Stefani, quel
ragazzo di Milano ..

Bergamo: esce normalmente lui eh

Meani: si, però magari se puoi dargli un’occhiatina cos

Bergamo: Si, si si si

Meani: Ma mi diceva Galliani, cos’è che è successo? ti stanno rompendo i
coglioni per che cosa?

Bergamo: eh, dai .. sei troppo intelligente per non capirlo

Meani: certo

Meani: Te chi mi mandi a Firenze?

Bergamo: Come griglia? Te dici come griglia di arbitri? L’abbiamo fatta a 3 ma mi fai dire una cosa che con Gigi non abbiamo ancora concordato… Ho in mente di metterne tre perché non voglio preclusioni e gli arbitri sono Messina, Farina e Rodomonti per me, poi sentiamo Gigi perché poi immaginerai quelli che sono i tre che voglio mettere la domenica successiva.

Meani: Ho capito, tu vuoi mettere Paparesta

Bergamo: Sì

Meani: Collina

Bergamo: Sì

Meani: Trefoloni

Bergamo: Sissignore, e mi ci gioco la testa

Meani: Però a Trefoloni gli fai un bel discorsetto…

Bergamo: Stai tranquillo, stai tranquillo…

Meani: Perché se no gli tagliamo la testa noi

Bergamo: Stai tranquillo

Meani: Se no chiamalo e parlagli

L’audio di questa telefonata è disponibile a questa pagina.

“A Firenze chi hai pensato di mandarmi?”

È il 28 aprile 2005, L’allora addetto agli arbitri del Milan Meani chiama il designatore arbitrale Paolo Bergamo. Meani e Bergamo discutono sulla scelta degli assistenti per le prossime partite del Milan.

Meani: Però non mandarci né Ivaldi né Pisacreta, eh? Inventane un altro…
Bergamo: Eh no, dovrò inventarne due, Mitro ce l’ho, Mitro sta facendo bene, uno dovremo inventarlo e non sarà facile…
Meani: Non sarà facile, ma a te che cazzo te ne frega, Griselli lo mandi no? È il numero due, hai tutte le giustificazioni del mondo… A te cosa cazzo te ne frega…
Bergamo: Eh bravo, ma ora… ecco fammi fare un passo alla volta…
Meani: A Firenze chi hai pensato di mandarmi?
Bergamo: A Firenze ancora non ho guardato, mi ci metto dopo cena… Voi con Stagnoli come vi siete trovati?
Meani: Bene, con Stagnoli bene, ma se vuoi mettere uno che con noi è andato bene anche Ambrosino, è venuto da noi due o tre domeniche fa, può anche andar bene, non so se ce l’hai in griglia, come la pensi…
Bergamo: No, no, è uno che sta andando bene, fa l’avvocato…
Meani: A me Stagnoli e Ambrosino vanno bene…
Bergamo: Ayroldi no, eh?
Meani: Ayroldi sì, è un po’ che non viene.
Bergamo: Sei sicuro che è per lo meno un mese che non viene?
Meano: Sì.
Bergamo: Allora fanno più affidamento Stagnoli e Ayroldi.

Oriali, la condanna? devo tutto a Franco Baldini

23 marzo 2010 3 commenti

Gabriele Oriali, dirigente dell’inter torna a parlare della sua condanna in relazione al falso passaporto di Recoba in una intervista al quotidiano La Stampa.
Oriali patteggiò una condanna a sei mesi di reclusione per i reati di concorso in falso e ricettazione in relazione al falso passaporto dell’allora giocatore dell’Inter Alvaro Recoba e per la patente, sempre intestata a Recoba, che risultò essere falsa ed essere stata rubata negli uffici della Motorizzazione civile di Latina.

Nell’intervista Oriali tira in ballo l’ex dirigente della a.s. Roma Franco Baldini che, a dire di Oriali, gli avrebbe detto che le carte erano in regola salvo poi lasciarlo solo

Passaportopoli, dossier Recoba: in che misura la condanna a sei mesi di reclusione e il relativo patteggiamento l’hanno segnata?

«È una grave macchia, lo so, ma ha presente il signore che compare sempre al fianco di Fabio Capello? Sì, Franco Baldini. Ecco, devo tutto a lui. Mi disse che c’era questa possibilità eccetera eccetera, e che le carte erano in regola. Salvo poi lasciarmi nella cacca».

Oriali conclude poi l’intervista rivelando di essere Juventino-fin-da-bambino

Per chi tifava, da ragazzo?

«Per la Juventus».

Anche la roma fu al centro di indagini, e processi, sia sportivi che penali per presunti passaporti falsi di alcuni suoi giocatori.
È il famoso scandalo chiamato “passaportopoli“.

I processi sportivi si chiusero con pene molto miti, l’Inter fu condannata a pagare una multa di 2 miliardi di lire, la roma una multa di 1.5 miliardi di lire, il Milan una multa di 1 miliardo di lire. Inoltre furono squalificati i giocatori. Tra questi Alvaro Recoba, dell’Inter, squalificato per 1 anno. Fábio Júnior, Gustavo Bartelt, giocatori della Roma, anch’essi squalificati per 1 anno, e Dida (Milan) squalificato per 1 anno.

Squalificati anche i dirigenti. Un anno di squalifica a Gabriele Oriali, dirigente dell’Inter, 9 mesi di squalifica a Franco Baldini, dirigente della Roma.

A gennaio 2010 delle altre rivelazioni avevano coinvolto l’ex dirigente romanista Franco Baldini. Queste riguardavano “Calciopoli”.
In particolare si trattava di una intercettazione telefonica Tra l’allora vicepresidente della FIGC Innocenzo Mazzini e Franco Baldini.
Questa intercettazione non era stata inserita dall’accusa (Procura di Napoli e Carabinieri di Roma) negli atti del processo in corso a Napoli.
Nell’intercettazione, risalente al 2005, Baldini chiede a Innocenzo Mazzini di segnalare a Luciano Moggi Renzo Castagnini, suo amico, affinché fosse assunto dall’Arezzo Calcio, e gli indica la “ricompensa” per questo favore

“Forse se ti comporti bene, quando farò il ribaltone e tanto lo farò perché io vivo per quello, fare il ribaltone e buttare tutti di sotto dalla poltrona, io ti salverò. Forse”

e ancora

“Io mi sono sempre guardato bene dal fare il tuo nome. Ho parlato di Carraro, Galliani, Giraudo. Non t’ho mai nominato.”

Un anno circa dopo questa telefonata in cui Baldini rivelava di voler fare “il ribaltone” scoppia Farsopoli.

Nel corso di una udienza del processo GEA Luciano Moggi ha parlato, in una dichiarazione spontanea, ha parlato di Franco Baldini e di Attilio Auricchio, il maggiore dei Carabinieri di Roma che ha svolto le indagini per conto della Procura di Napoli, e ancora prima le indagini sulle false fidejussioni presentare dalla Roma per iscriversi al campionato (in quelle indagini la Roma fu considerata “parte lesa”)

“Il maggiore Attilio Auricchio dei carabinieri e Franco Baldini (ex ds della Roma) si dovrebbero vergognare. Dalle testimonianze di questi due la vicenda appare come una cosa macchina e predisposta. Non prove ma chiacchere”.

“Quando da me veniva qualcuno, come l’ex ds del Siena Nelson Ricci e mi diceva che Baldini gli aveva chiesto di testimoniare, a Roma, contro di noi, non gli davo peso. Ho considerato quelle delle chiacchere, cose a cui non dare peso”.

e ancora

“Il maggiore Auricchio e Baldini si conoscevano benissimo”

“Per più di un mese i due si sono visti, facevano riunioni segrete, Auricchio gli disse di fare una denuncia contro di me”

“La vicenda appare come una cosa macchinata e predisposta”