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“E’ stata una condanna etica”

Intervistato da Tuttosport subito dopo la sentenza al processo GEA che aassolveva Moggi dall’accusa di associazione a delinquere Piero Sandulli, il presidente della Corte Federale che si occupò dei processi sportivi del 2006 spiega il perché furono comminate quelle sanzioni (Juve retrocessa e privata di due scudetti, altre società sanzionate e dirigenti squalificati):

Punim­mo la violazione di norme interne, nel 2006. In fondo anche noi, nella nostra sentenza evidenziammo soprattutto cattive abitudi­ni, mica illeciti classici. Si doveva far capire che quello che c’era nelle intercettazioni non si fa. E’ stata una condanna etica.

Sandulli dice alcune cose importanti. Innanzitutto conferma che nei processi sportivi del 2006 non sono stati trovati illeciti sportivi classici. Ma sono state evidenziate “cattive abitudini”. Si è trattato quindi, usando le stesse parole di Sandulli di una “condanna etica”.
Nonostante la mancanza di illeciti, e quindi la regolarità del campionato (confermata sempre da Sandulli in una precedente intervista), furono comminate condanne durissime nei confronti di società e tesserati.
La Juventus fu retrocessa, le furono tolti due scudetti (uno dei quali consegnato all’inter, che pure era arrivata terza a più di 10 punti di distacco dalla prima nel campionato definito regolare da Sandulli), altre società come Milan, Fiorentina, Lazio, Reggina e Arezzo furono sanzionate con punti di penalità e molti tesserati furono sanzionati con squalifiche molto lunghe.
Tutto questo, ripetiamolo, in totale assenza di illeciti sportivi. Ma solo per sanzionare delle “cattive abitudini”.

Veniamo quindi ai giorni nostri.
Dopo che il pubblico ministero Giuseppe Narducci ne aveva smentito l’esistenza davanti al GUP sono state “scovate” decine di intercettazioni telefoniche (e altre ancora pare ne saranno trovate) che vedono coinvolti diversi dirigenti di diverse società.
Queste erano le intercettazioni disposte dalla stessa procura di Napoli negli anni dal 2004 al 2005 che però, per motivi ad oggi inspiegabili, non furono mai rese pubbliche.
Nelle “nuove” intercettazioni finora rese pubbliche sono coinvolti, tra gli altri, i dirigenti dell’Inter Facchetti e Moratti.

Ora, seguendo il principio adottato nei processi sportivi del 2006 e rivelato dal presidente della Corte Federale Sandulli: sanzionare le “cattive abitudini”, comminare una “condanna etica”, “far capire che quello che c’era nelle intercettazioni non si fa” si dovrebbero sanzionare quei dirigenti e quelle società che sono protagonisti delle “nuove” intercettazioni rese pubbliche in questi giorni.
Analogamente sul fronte della giustizia ordinaria se il pm ritiene, ad esempio, che discutere con il designatore arbitrale della griglia arbitrale da parte di un dirigente di una società è reato dovrebbe quantomeno indagare anche gli altri dirigenti che lo hanno fatto.

Quindi, ammesso e non concesso che nelle “nuove” telefonate finore rese pubbliche non vi siano illeciti sportivi classici (e per qualcuna di queste telefonate il dubbio che si tratti di illecito sportivo è molto forte) i protagonisti di queste telefonate dovrebbero egualmente essere processati e condannati dalla giustizia sportiva come fu fatto nei processi sportivi del 2006.
Quando non furono sanzionati illeciti sportivi classici, ma “cattive abitudini”.
Come quella per un dirigente di societò di parlare con un designatore arbitrale o discutere (quando non suggerire) con un designatore della griglia arbitrale, o di telefonare ad un arbitro in attività.

Questo dovrebbe succedere.
Succederà?
Con grande probabilità non succederà nulla a livello di giustizia sportiva e nulla a livello di giustizia ordinaria. Ma non perché non ve ne è il motivo.
Questo però non toglie che queste intercettazioni ci sono. O meglio, ci sono adesso, prima non c’erano. E ancora non si è capito perché.
E nelle “nuove” intercettazioni vi sono quelle “cattive abitudini” (e forse, in alcune telefonate, anche molto di più che “cattive abitudini”) che hanno portato a pesanti condanne nei processi sportivi del 2006.
Le intercettazioni ci sono. Sono mancate, per motivi che non conosciamo, le indagini su queste intercettazioni. Sia da parte della giustizia sportiva che da parte della giustizia ordinaria.
E sono mancati i processi. E le condanne. E c’è chi ha vinto dei titoli grazie ai processi subìti da altri e ai processi che non ci sono stati a proprio carico. Titoli che senza processi magari non avrebbe vinto.
Ma qualche leggenda di onestà è già caduta, qualche “santo” ha perso la sua aureola e si è svelato per quello che era realmente.